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Home Benevento Un pensiero per Totò (nel cinquantenario della sua morte)
BeneventoCultura

Un pensiero per Totò (nel cinquantenario della sua morte)

La Redazione 17 Aprile 2017
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« Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo Paese, in cui però per venire riconosciuti in qualcosa, bisogna morire. ».

Cinquanta anni fa moriva Antonio Griffo Focas Flavio Angelo DucasComneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, cioè Antonio De Curtis, conosciuto da tutti come Totò.

Per un cultore di tale personaggio era doveroso omaggiarlo come meritava, con un articolo-ricordo di chi è cresciuto con i suoi film, che sa a memoria le battute e le sue celebri frasi…frasi che, ancora oggi sono, cosi come allora, nella mia vita.

Se ne andò il 15 aprile del 1967 dopo aver girato più di 100 film…

Descrivere cosa è stato Totò per l’Italia e per gli italiani, da almeno 5 generazioni, è difficile se non impossibile, come è impossibile scindere la maschera dal Principe.

Il pubblico lo ha sempre amato e questo si vede anche nelle celebrazioni a 50anni dalla sua morte, la critica invece lo ha sempre snobbato…e con lui gli attori che, nel corso dei suoi film, si affiancavano a lui.

E badate bene, non erano spalle, erano, nel gioco delle parti, alcune volte succubi di Totò, altre volte vessatori di Totò, altre volte complici.

Il primo, naturalmente, Peppino De Filippo.

Alla comicità strabordante del Principe si affiancò questo genio cresciuto a pane e teatro, con una comicità dunque diversa da quella di Totò, più sommessa e meno appariscente, ma non per questo meno incisiva.

Erano dei geni tutti e due e gli aneddoti sulla famosa “lettera” alla signorina, si sprecano. Improvvisarono tutto e di tutto quel giorno, con gli addetti ai lavori che non riuscivano a trattenersi dal ridere… e d’altra parte non si poteva dar loro torto.

Con il senno di poi, dire che quella scena fu improvvisata e non costruita a tavolino, per quanto fu perfetta nei tempi comici dei due, sembra fantascienza, invece è cosi.

Nei film girati dai due, Peppino era sempre succube di Totò, tanto da divenirne una costante.

Il secondo, un altro genio, fu Aldo Fabrizi che, quasi in contrapposizione a Peppino, era colui che “vessava” Totò nelle parti dei suoi film.

“Guardie e ladri” e“I tartassati” sono esempi classici. E Aldo Fabrizi, nella sua immensa recitazione, lo sottolineava più volte. E quando, in alcuni casi, il suo partner cercava di prendere il sopravvento…beh, lui si faceva ancora più grosso e cercava di ristabilire un equilibrio precario.

Il terzo invece fu Nino Taranto, il “complice” di Totò in “Totòtruffa”.

I tempi comici dei due si interfacciavano a meraviglia in questo gioco di complicità, con le situazioni e gli sketch che divennero, tra i due, memorabili.

C’è poi un quarto personaggio, nella vita di Totò, Mario Castellani.

Di lui si può dire che fu la “spalla” comica del Principe della risata per tutta la vita (chi non si ricorda della scena nel treno, o di “Pasquale”) e come tale è sempre stato, secondo la critica, un talento “inespresso”, chiuso com’era dal genio del Principe. Per me, invece, il suo spazio se lo riusciva a ritagliare sempre, nonostante il Genio, perché Mario Castellani era un attore vero e un grande attore.

Per scrivere di Totò non basterebbe un’enciclopedia e mi rendo conto che, essendo stato sintetico nel mio scritto, molte cose che avrei voluto scrivere qui non le ho scritte… Sarà per la prossima volta.

So solo che la maschera Totò e l’aurea aristocratica del Principe sono parte imprescindibile dei miei ricordi e della mia vita e come tali non potranno mai essere cancellati.

Chiudo con un aneddoto: in “Totò lascia o raddoppia”, c’era un altro grande attore, Carlo Croccolo, che doveva fare domande a Totò, per provare la sensazione della cabina della famosa trasmissione televisiva,  in una cabina armadio. Croccolo una volta raccontò che quella scena fu girata un numero spropositato di volte perché ogni volta non riusciva a non ridere e il Principe si stava arrabbiando.. Il regista decise quindi di far girare di spalle Croccolo e riprendere la scena cosi: beh, nei fotogrammi del film si vede l’immagine riflessa dall’attore che ride a crepapelle…

E se Totò riusciva a far ridere, senza mai un solo insulto a parolaccia, anche i suoi colleghi di scena,  bisogna solo togliersi il cappello e ringraziare per tutte le risate che da sempre ci fa fare colui che è stato definito il Principe della risata.

NON VOGLIO ONORI E TITOLI ,NE’ DIVENTAR SIGNORE, MA VOGLIO DI QUESTO PUBBLICO RESTARE IL SERVITORE

Felice Presta

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