Alla corte di Benevento
Il re Clemente I (e ultimo) in quel tempo era attorniato da una corte di ministri, consiglieri e altre figure che circolavano insistentemente attorno chiedendo e pretendendo ogni cosa passasse nei loro pensieri.
Il buon Re, anziano e nonno, cercava con il suo fare di accontentare tutto distribuendo a destra e a manca mentre il popolo rumoreggiava perché pativa la fame.
Si decise allora di incontrare i suoi ministri a cui aveva totalmente delegato i suoi compiti istituzionali per fare il punto della situazione.
Per primo incontrò il ministro dei terreni e gli chiese: “avete distribuito la terra ai contadini per farla coltivare?”, e il ministro rispose: “No Sire, sto cercando di costruire cose inutili su quei terreni per aumentare il PIL. D’altra parte, se distribuissimo i terreni per farli coltivare, il Pil non si alzerebbe e le altre nazioni potrebbero pensare che siamo poveri. Invece siamo tanto ricchi da poter costruire cose inutili”.
Il Re pensò che il discorso era logico e non faceva una piega.
Chiamò poi il ministro dei trasporti che non si ricordava la strada per il Palazzo Reale e si perse nei meandri del Regno. Stanco di aspettare il suo arrivo mandò dei fidi cavalieri alla ricerca. Dopo qualche ora lo trovarono al santuario di MonteVergine. Lo recuperarono e portarono dinanzi al Re
“Allora ministro mi può dire perché i trasporti non vanno?”.
“Sire perché costano troppo alle nostre casse, tra l’altro i cavalli consumano troppo fieno, i conduttori vogliono essere pagati e i trasportati non vogliono pagare il biglietto”.
“E come facciamo?”.
“Aboliamo i trasporti, cosi i cittadini si tengono in forma camminando a piedi e noi risparmiamo”.
“Ottima idea”.
Intanto il cardinale Richelieu, consigliere principale, segretario della Corona, ministro di tutto e che tutto vede e sa, entrò nella sala del Re.
“Sire ho saputo dei malcontenti degli aristocratici, per farli tacere ho cercato di accontentarli su tutto, ma pretendono sempre di più, secondo il mio parere dovremmo metterli alla gogna evidenziando i loro comportamenti…mettiamoli al pubblico ludibrio e vedrete che si ritireranno in buon ordine”.
“Ottima idea, fatelo”.
Fu la volta del ministro delle strade.
“Ministro mi è stato riferito che le strade che state facendo o rifacendo durano poco, si sgretolano dopo qualche giorno di pioggia. Come mai?
“Sire i nostri mastri cercano in tutti i modi di farli a regola d’arte ma poi le pietre non sono quadrate, la malta non è malta, gli operai non operano, l’erba cresce, le stagioni si susseguono irregolari, i carri vogliono camminarci sopra e non va bene e come lo fanno succede quello che avete detto”.
“Ummmm, pedonalizziamo le strade vietandole ai cani e a tutti i mezzi con le ruote”.
“Sire oltre ai carri non c’è nulla, le biciclette non sono state ancora inventate”.
“Vietiamole preventivamente. Non si sa mai”.
Entra come un uragano il Comandante delle Guardie Reali.
“Ma come è bravo il nostro Re, ma come è buono il nostro Re, mai avuto un Re migliore…lunga vita al Re”.
“Comandante falla breve cosa vuoi?”
“Sire nulla di che volevo chiedervi il permesso di autonominarmi feldmaresciallo, generale di corpo d’armata, eroe dei due mondi, Kaiser, Zar, Imperatore austro-ungarico, capo apache, l’ultimo dei Mohicani…”
“Sì, appuntati tutti i titoli che più ti piacciono. Non infastidirmi più di tanto”.
Arriva il ministro delle finanze.
“Sire non abbiamo più soldi da spendere per i nostri sudditi”.
“Come non abbiamo più soldi? Tuonò il Re
“E i nostri banchetti, le luci, le feste e i panettoni (ma erano stati già inventati?), le cene in bianco-verde-rosso a pois?”.
“No Sire non mi avete capito, non ci sono più soldi che possiamo spendere per far stare bene i nostri sudditi…mica per quello che avete detto”.
“Aaaaaaaaaaa ministro mi stavate facendo prendere un colpo, anche perché avevo già pensato di prendere i soldi stanziati per la bonifica della palude, quelli per l’acquedotto comunale e anche quelli per la giustizia”.
“Sire…quelli già li abbiamo presi per la festa di fine anno”.
“Ah sì? Me ne ero dimenticato. D’accordo ministro, i sudditi possono aspettare”.
Entra la Regina.
“Cos’è tutto questo chiasso? Che stai facendo? Perché lo fai? Chi ti ha dato il permesso? Lo sai che senza chiederlo a me non devi far niente oltre che stare seduto sul trono”
“Ma moglie mia pensavo che almeno la normale amministrazione del regno…”.
“Tu non devi pensare, tu devi solo guardare e salutare al resto ci penso io. E la prossima volta che disubbidisci ti punirò in modo adeguato”.
“Nooo per favore i tuoi manicaretti nooooooooo!L’ultima volta sono stato quindici giorni con il mal di pancia”.
“E invece sì! Cosi poi passerai tutta la tua giornata sul gabinetto invece di impicciarti in affari che non ti riguardano”.
“Va bene”. Annuì il Re…
Dopo quella “cazziata” il Re, depresso, chiese al valletto chi c’era ancora fuori.
Il giullare rispose il valletto…
“Fallo entrare”
Ed entrò un essere tozzo, grasso tutto unto per come mangiava, sembrava più che un giullare, un barbone…
“Mio fedele suddito…perché non mi fai ridere?”.
“Sire non ho voglia perché non mi avete accordato le poche richieste che vi avevo fatto dopo avervi servito fedelmente per tanti anni”.
“Azz poche richieste? Nominarti cavaliere, tesoriere, carrozziere, barbiere, fontaniere, mentre ti dovrei nominare solo pallottoliere di corte?”.
“E io chiamo a raccolta i miei fidati amici e vi faccio una campagna mediatica contro, vi metto contro gli aristocratici, i villici, i sudici, le cimici e i comici”.
“I tuoi due amici? Miiiiiiiii che pauraaaaaaaaaa. Vallettoooooooo chiama il boiaaaaa…”
“Nono scherzavo, adesso vi racconto la barzelletta dei 3 carabinieri…”
“Sire c’è rimasto il ministro e delegato al fancazzismo e il ministro per il bene dei sudditi”.
Va bene fai entrare il secondo…
“Ministro allora come vanno le cose?”.
“Sire il popolo ha fame ma non abbiamo più pane da dargli”.
“Qui facciamo subito, dategli le briosche!”.
E il ministro se ne andò via pensando a dove prendere 60.000 briosche da dare al popolo…
Entrò il ministro al fancazzismo.
“Ministro come vanno le cose?”.
“Non potrebbero andare meglio, i cittadini se ne vanno, il commercio è fermo, l’industria non industria, i nostri operai, tecnici e manovali non fanno nulla tutto il giorno, gli uffici mettono tutti in attesa e rimandano di mesi le cose da fare”.
Il Re riprese di nuovo a sorridere.
“Benissimo, cosi al più presto mi potrò togliere la corona dalla testa e andare a fare il Re in un territorio più grande”.
Morale: larga la foglia stretta la via, dammi il potere e così sia…