La questione dei beni culturali a Benevento
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Quella che doveva essere una intervista si ÃĻ trasformata in una chiacchierata amichevole con il direttore della Soprintendenza ai Beni Culturali di Benevento.
Nonostante lâimportanza storica, culturale, architettonica e archeologica, pochi nella nostra Provincia sanno che lâex monastero e poi carcere di San Felice, in viale Degli Atlantici, ospita, già da qualche anno, la Soprintendenza ai beni culturali, storici, artisti ed archeologici di Benevento.
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Da troppi anni accorpata alla provincia di Caserta, la nostra soprintendenza ÃĻ rimasta una costola, quasi un ramo semi secco, alle dirette dipendenze di persone che della nostra Provincia, poco conoscono o forse poco tempo hanno da dedicarvi. La prima sorpresa ÃĻ venuta dallâincontro con il Direttore della soprintendenza ai beni culturali: il Dott. Giovanni Parente, un profondo conoscitore della città e del suo patrimonio artistico.
Ci ha condotti a scoprire le meraviglie della loro sede e siamo rimasti colpiti dallo splendore di come ÃĻ stata restaurata ed allestita per accogliere la Soprintendenza. Calda e accogliente, ÃĻ lâimmagine stessa di Benevento e dei suoi beni architettonici lasciateci in eredità .
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Inoltre ÃĻ la dimostrazione che tutti i monumenti, se valorizzati, possono diventare gioielli inestimabili, anche in questo momento di declino culturale.
Dopo il gradito giro turistico, ci siamo accomodati nel suo ufficio e abbiamo parlato ovviamente della situazione di Benevento. Ci ha illustrato il programma per lâanno in corso che, a causa dei pochi fondi a disposizione, punterà soprattutto su due beni quasi dimenticati: gli affreschi della chiesa di Santa Teresa e il loro restauro e la riqualificazione del convento delle clarisse a Montesarchio.
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Durante la piacevolissima conversazione, di tanto in tanto, ci ÃĻ sembrato di cogliere una sorta di impotenza da parte del direttore, una sorta di stop involontario alle sue innumerevoli idee ed iniziative. Le stesse che avrebbe voluto vedere concretizzate e portate a termine e che, per vari motivi, non si riescono a realizzare. Ci ha elencato un numero infinito di progetti che a nostro modesto parere, potrebbero portare la città a diventare nuovamente un punto nevralgico di interesse culturale di tutto il sud Italia e non solo, ma vuoi per mancanza di fondi, vuoi per una sorta di disinteresse da parte di altri organi, quei progetti restano chiusi nei cassetti. Certo, perchÃĐ l’altro nodo cruciale, sempre a nostro avviso, ÃĻ la carenza e talora mancanza di sinergia tra i vari enti che si occupano dei beni e della cultura in generale nella nostra città . Ci ÃĻ sembrato, anche in questo caso, di cogliere un certo dispiacere nelle parole del direttore, quando abbiamo chiesto come sono i rapporti tra tutti coloro che si occupano di cultura, in senso ampio, nel contesto cittadino.
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Purtroppo abbiamo compreso che c’ÃĻ poco dialogo tra questi enti. Nonostante siamo entrati a pieno titolo nella storia, con il sito di Santa Sofia che ÃĻ stato riconosciuto un bene mondiale da tutelare, ogni ente fa un percorso parallelo, a volte diverso, ma mai unificato per raggiungere lo stesso scopo. Anche in questo caso, perÃē, ÃĻ stato il direttore stesso a dire di sentirsi ottimista per il futuro e credere che qualcosa stia cambiando e che, in molti, stanno comprendendo che lâunione sarà la nostra forza, che sarà lâunico modo per realizzare le opere e riportare allâantico splendore il tesoro che ci hanno lasciato gli antenatiâĶe San Felice ne ÃĻ un esempio.
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Lady Oscar