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Home Benevento Migranti, c’era una volta l’accoglienza indiscriminata
BeneventoCronache

Migranti, c’era una volta l’accoglienza indiscriminata

La Redazione 15 Febbraio 2017
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Essere stato il primo ad individuare uno dei “grandi” problemi della nostra città e della nostra Provincia, per questo essere stato piÃđ volte chiamato razzista, non mi rende di certo “esperto” del problema.

Scrivo e ho sempre scritto di ciÃē che vedevo, delle informazioni che mi arrivavano da Roma e dalla Prefettura, e ho sempre dato un mio parere in proposito.

Sono stato tacciato, dalla sinistra radical-chic di questa città, di razzismo, solo perchÃĐ scrivevo cose politicamente contrarie a ciÃē che loro pensavano e pensano al riguardo: accoglienza indiscriminata, integrazione a tutti i costi eccetera eccetera…

Adesso, perÃē, la stessa sinistra cosa dirà nei confronti del Sindaco di Vitulano, del Partito Democratico, che chiudendo una strada ha di fatto impedito l’accoglienza dei migranti destinati in una struttura del paese?

Razzista anche lui?

Com’ÃĻ che nessuno dice nulla?

a parte il leader della Lega Nord che da solidarietà al sindaco.

E’ di ieri poi la notizia che anche il sindaco di Ceppaloni ha richiamato l’attenzione sui limiti dell’accoglienza per ogni paese, 2,5 ogni mille abitanti, anche lui, visto che non vuole l’accoglienza indiscriminata, ÃĻ razzista?

Comunque tornando al problema principale, da qualche settimana c’ÃĻ stata la svolta, alcuni moralizzatori hanno cercato di moralizzare anche questo tema solo su uno degli aspetti di un problema piÃđ grande: quello dell’agibilità o meno delle strutture. Benissimo, anche questo ÃĻ importante.

Stanno combattendo contro l’imprenditore Paolo Di Donato, che gestisce molti centri di accoglienza migranti, evidentemente guadagnandoci .

Ma nelle loro dissertazioni, chissà perchÃĐ, lasciano alle spalle molti dei problemi senza, peraltro, dare una soluzione.

A loro non interessa che le prostitute da Via Grimoaldo Re si siano spostate nelle traverse adiacenti , rendendo di fatto quelle strade una sorta di casa di appuntamento a cielo aperto.

Si guardano bene dal denunciare il fatto che alcune di queste siano minorenni.

Cosi come, guardando solo ai centri di Di Donato, si guardano bene dal citare altre strutture di accoglienza migranti, in città e in Provincia, gestiti da altre persone.

Cito qui il caso di Vitulano, dove il 4 gennaio ÃĻ stato chiuso il centro, mica ÃĻ stato citato questo caso.

Mica ÃĻ stato detto che la casa del dirigente comunale che non paga l’Imu ospita migranti?

Come mai? Si centellinano le informazioni a proprio uso e consumo?

Tra l’altro, per dirla tutta, c’ÃĻ anche un altro centro di smistamento abusivo in città su cui da settimane sto indagando. Nessuno ne ÃĻ a conoscenza?

Si cerca di distruggere Paolo Di Donato e la sua attività, va benissimo, ognuno ÃĻ libero, come ÃĻ libero Di donato nel difendersi.

Ma nessuno si ÃĻ posto una domanda.

Distruggendo l’attività di Di Donato chi ci andrà a guadagnare? Chi ospiterà tutti i migranti adesso ospitati nelle strutture della Maleventum o ad essa riconducibili?

Dove finiranno tutti quelli che attualmente sono ospitati in queste strutture?

Probabilmente dovranno essere sistemati in altre strutture, magari di un altro imprenditore.

Sarà attaccato anche lui come Di Donato?

Oppure magari calerà il silenzio?

La vogliamo finire di prenderci in giro in questa città e in questa Provincia?

Gli attacchi personali che ricevo, hanno portato solo a una cosa: a querele e a richieste di risarcimento danni.

Per cui, su consiglio legale, ho deciso di non rispondere piÃđ, tanto adesso se la vedranno, come dice la giornalista, i legali.

A me interessa, invece, che voi sappiate e che vediate sempre il problema da tutti i punti di vista e che, come sempre, cerchiate non solo di farvi le domande, ma anche di trovare le risposte in base ALLE VOSTRE IDEE,  non alle mie o a quelle di qualsiasi altro.

Probabilmente, se una ventina di anni fa qualcuno avesse iniziato a farsi domande e, di conseguenza a cercare le risposte, non saremmo arrivati a vivere (o per meglio dire, sopravvivere)in una città morente.

Felice Presta

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