Liberate l’Arco di Traiano
Correva lâanno 114 d.C. quando il Senato di Roma conferÃŽ allâImperatore Marco Ulpio Traiano lâappellativo di Optimus Princeps, in riferimento al modo in cui lo stato romano fu organizzato e retto, con fredda disciplina e rigida onestà ma anche aperta intelligenza, e fu difeso e ampliato sino alla sua massima estensione da questo imperatore. Nello stesso anno, il Senato decretÃē lâerezione di uno degli archi trionfali piÃđ belli che la Storia ci ha lasciato, comunemente conosciuto come lâArco di Traiano a Benevento. Venne innalzato tra il 114 e il 117 d.C. in occasione dellâ apertura della Via Traiana (iniziata nel 109 d.C.), una variante della Via Appia (chiamata anche Regina Viarum), che da Benevento conduceva a Brindisi, abbreviando cosÃŽ il percorso precedente. Si, perchÃĐ la Via Appia era quella strada che collegava la città di Roma con lâOriente, perchÃĐ Brindisi era lo snodo dei collegamenti tra lâOriente con lâOccidente.
Da qui dunque lâappellativo di Regina Viarum. E di non poco conto fu lâintuizione dellâImperatore Traiano che fece costruire sua pecunia viam et pontes quel percorso alternativo, la Via Appia Traianea, che abbreviava di giorni il vecchio tragitto. Lâinizio della nuova strada, che partiva proprio da Benevento e passava per il Ponte S. Nicola e Ponte Valentino, veniva segnato con lâerezione del piÃđ importante e suggestivo tra gli archi onorari della romanità costituendo, sia per le armoniose proporzioni che per la bellezza e varietà dei rilievi distribuiti sulle due facciate, una delle opere piÃđ rappresentative della scultura romana del II sec. d.C. nel mondo, superando per numero di sculture quelli dedicati a Tito, Settimio Severo e Costantino. Nei suoi anni di saggio governo il Princeps aveva ampliato e rafforzato i confini dellâImpero con le sue vittoriose campagne daciche, ma con una saggia politica amministrativa, economica e sociale, ne aveva anche notevolmente accresciuta la prosperità , e la sintesi di questa grande opera ÃĻ rievocata nei rilievi dellâArco che raffigurano, quelli rivolti verso la città , cioÃĻ Via Traiano, scene di pace, mentre quelli rivolti verso lâallora campagna, ovvero lâattuale Via S. Pasquale, scene belliche della campagna militare condotta in Dacia, ritratte anche sulla piÃđ famosa Colonna Traianea a Roma. Nei rilievi del passaggio del fornice invece ÃĻ raffigurato e celebrato un tipico provvedimento messo in atto dallâImperatore, ovvero la Constitutio Alimentaria, che consisteva in prestiti che lo Stato di Roma faceva a piccoli proprietari agricoli; gli interessi incassati per il prestito venivano destinati a sussidi per lâistruzione dei figli degli stessi agricoltori. Nel rilievo appaiono dinanzi allâImperatore e a figure di personificazioni simboliche, i coloni con i loro bambini, maschi e femmine, tenuti per mano o issati sulle spalle. Eâ questa una composizione del tutto nuova nella sua tematica. In essa per la prima volta compaiono, in un monumento ufficiale, le classi subalterne.
LâArco molto probabilmente ÃĻ opera di Apollodoro di Damasco, architetto e ingegnere militare di Traiano; tutte le sue opere infatti presentano una decorazione di scultorea eccezionalmente ricca, tanto che le strutture architettoniche appaiono quasi semplicemente sostegni o cornici delle sculture. In età tardo-antica lâArco fu inglobato nella cinta muraria che i Longobardi consolidarono subito dopo aver occupato Benevento tra il 570 e il 571 e prese il nome di âPorta Aureaâ e come tale fu usato nel corso dei secoli. Quando perÃē nel 1849 giunse a Benevento Pio IX, colpito dalla bellezza e maestosità del monumento, questi ordinÃē lâ abbattimento delle mura che inglobavano lâArco, liberandolo e donandogli quella identità monumentale che ad oggi lo accompagna. Nel 1935 inoltre, quella che oggi ÃĻ possibile ammirare quasi allâingresso della Rocca dei Rettori, la Statua raffigurante lâImperatore, Mussolini la fece arrivare a Benevento per porla dinanzi allâArco. Eâ una copia in bronzo della statua marmorea che sormontava la Colonna Traianea a Roma.
Lo scempio attuale …
foto tratta da www.gazzettabenevento.it |
Oggi, anno 2014, ricorre il millenovecentesimo anniversario di un monumento simbolo della nostra romanità e noi lo festeggiamo con una bella âcapanninaâ che da quasi un anno gli offre riparo, sicuro?
Non so a quanti ÃĻ mai capitato di fare un tour archeologico o piÃđ semplicemente gite o visite a siti archeologici, bene, in quanti luoghi ÃĻ visibile uno scempio come il nostro?
Mi spiego, quanti archi lâantichità ci ha restituito in cosÃŽ perfetta forma e che siamo poi costretti a non poterli ammirare perchÃĐ inglobati, non piÃđ in una cinta muraria longobarda, ma in una quasi gabbia di ferro? Se facciamo un tour mondiale forse rischiamo di salire sul podio, o di vincere addirittura lâoro per lâincapacità di restituire dignità e identità alla storia di 1900 anni fa. E perchÃĐ? Bella domanda! Cosa rispondono a riguardo coloro posti a âtutela dei beni archeologici e culturaliâ? PerchÃĐ i beneventani sono costretti a ânon vedereâ lâarco? Tutte le volte che per un motivo o un altro mi trovo ad accompagnare amici o persone desiderose di conoscere la nostra città , sinceramente mi vergogno di dire âecco il famoso Arco di Traianoâ e sentire immediatamente dopo la domanda âe perchÃĐ hanno costruito la capanna?â. Ometto qui la risposta che fornisco puntualmente, perchÃĐ ripeterei una frase che credo pronuncino tutti e invece preferisco porre una domanda: durante i miei anni di studi mi ÃĻ stato insegnato, da grandi esperti di Archeologia, che ogni restauro messo in atto su un manufatto antico, prevede la collaborazione di archeologi, storici dellâarte e restauratori veri e propri, e allora mi chiedo se una tale collaborazione ÃĻ mai stata posta in essere per il nostro Arco! Credo che la risposta sia nei progetti e restauri autorizzati dalla Soprintendenza e che fino ad oggi hanno dato come risultato continue infiltrazioni dâacqua che stanno mettendo a dura prova il nostro bene e come ultimo risultato una struttura di ferro che dovrebbe riparare lâarco dalle intemperie. Dovrebbe, perchÃĐ lâimpalcatura non ÃĻ certo chiusa e lâacqua, il vento e altri fattori atmosferici si divertono ancora a stuzzicare il gigante che riposa! Quindi credo sia lecito chiedere chi ha autorizzato un tale progetto, chi lo ha realizzato e chi ne ha tratto giovamento!
LâOptimus Princeps saprebbe già darmi la risposta, io invece lancio la sfida e, se riuscirete quantomeno ad essere ascoltati dallâEnte preposto a tutela del patrimonio storico-artistico, behâĶsarete già a buon punto. Buona ricerca a tutti. Non andate troppo lontano perÃē, perchÃĐ la verità ÃĻ sempre piÃđ vicina di quanto crediamo!
Afrodite del Sannio