«Finalmente sei diventata mamma. Che bello! Adesso capirai l’amore vero, quello incondizionato, quello per cui siamo nate e che dà finalmente un senso alla nostra vita.»
Quante volte abbiamo sentito queste parole? Dopo il parto quando ancora abbiamo gli occhi cerchiati dallo sforzo, quando ancora abbiamo i dolori del cesareo. Quante volte le ripetono, quando rimaniamo da sole per tutto il giorno dentro casa, circondate dal disordine, dai giochi dai pannolini, dai piatti da lavare e dalle urla.
Ci pensiamo mai cosa voglia dire realmente essere madre?
Ci pensiamo mai al lato oscuro della maternità?
Diamo mai la possibilità alle donne di dire quello che hanno in mente, ai pensieri meno belli, quelli che non hanno nemmeno il coraggio di pensare perché non si fa, perché una brava mamma non ci pensa a certe cose e si sacrifica per i propri figli?
Guai a lamentarci, a dire che non ce la facciamo, a dire che se tornassimo indietro ci penseremmo cento volte prima di fare un figlio. Guai a dire che un figlio ci toglie la pelle, ci toglie il respiro ci fa arrivare fino a sera che non abbiamo nemmeno la forza di andare in bagno.
Le strade, i marciapiedi, sono piene di donne con accanto passeggini borse piene di tutto l’occorrente per pappine, cambio pannolini, un esercito di donne affaticate e sempre più sole. Ma perché le donne si sentono sole? Perché non chiedono aiuto? Perché fanno sempre più fatica ad accettare che essere brave mamme, non vuol dire non chiedere niente a nessuno?
Molto dipende dalla nostra storia, dalla nostra infanzia, dalla famiglia dalla quale proveniamo, dall’esempio che nostra madre e nostro padre ci hanno mostrato. Da quello che le persone si aspettano da noi, da questa necessità dilagante di essere sempre performanti, sempre all’altezza del compito. Ma c’è qualcosa di ancora più profondo, che getta la donna nella solitudine e nello sconforto: il senso di colpa.
Il senso di colpa di non essere brave mamme, se ci trucchiamo e usciamo una sera a mangiare la pizza con un’amica, se chiediamo al papà del bambino di rimanere con lui e noi andiamo al cinema, se ci facciamo una bella dormita, mentre il nostro bambino è con i nonni e se chiediamo a un’amica di farci compagnia perché siamo stremate.
Sforziamoci di sentirci delle persone, impariamo a sentirci degli esseri umani, prima che delle mamme, impariamo che chiedere aiuto non significa non essere delle brave madri, che se non riusciamo ad arrivare dappertutto dobbiamo essere le prime ad essere più clementi: ci giudichiamo troppo, non ci perdoniamo, siamo dure con noi stesse. Impariamo a farci scivolare i giudizi degli altri, anche i nostri, se necessario, impariamo a volerci bene, a prenderci cura di noi stesse.
Impara a chiedere aiuto. Impara a perdonarti se non riesci ad arrivare dappertutto, se non riesci ad essere una mamma perfetta
MARILENA DE CICCO
(psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale)
