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Home Cronache Coronavirus, tragedie e farse
Cronache

Coronavirus, tragedie e farse

La Redazione 18 Dicembre 2020
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La soglia psicologica ÃĻ stata superata, con l’ormai solita enfasi mediatico-sensazionalistica. Pure la pazienza ÃĻ andata a farsi benedire. Il covid 19 avrebbe fatto piÃđ vittime della Seconda Guerra Mondiale. Solo che l’avrebbe fatto in dieci mesi e non in cinque anni. PiÃđ dei deserti africani, piÃđ delle bombe anglo-americane e del durissimo inverno sul fronte russo o sopra i monti della Grecia.

La storia ÃĻ un contenitore di parallelismi, ma servirebbe piÃđ affidabilità nella narrazione e meno confronti con tragedie terribili che la nostra generazione per fortuna non ha conosciuto.

C’ÃĻ purtroppo una costante in questo Paese che fatica a diventare nazione, nonostante i desideri dei padri del Risorgimento: l’Italia ÃĻ arrivata ai grandi appuntamenti della Storia, quasi sempre impreparata, con classi dirigenti non all’altezza degli eventi e una struttura statale fragile. Oggi come ieri, la guerra al coronavirus come proiezione delle guerre combattute e quasi mai vinte.

Nella tragedia l’Italia ÃĻ sempre capace di metterci un tocco di farsa. Ad arrivare impreparati di fronte all’impatto della pandemia ÃĻ stato mezzo mondo ma, quello che ÃĻ successo in Italia era difficilmente applicabile in qualsiasi nazione occidentale.

Proclami, rassicurazioni, prediche paternalistiche, scenari ottimistici, quadri apocalittici, una sequenza interminabile di decreti e l’utilizzo di strumenti legislativi con continue correzioni di rotta. Siamo passati dall’andrà tutto bene al non andrà troppo bene, fino al chiudiamo tutto e apriamo tutto. Contraddizioni di ogni tipo e territori gestiti come signorie, con protagonismi di ogni specie. Divisi alla meta, indecisi su tutto, secondo tradizione.

Giusto per non farci mancare niente: comitati che spuntano come funghi, piÃđ per coprire magagne e responsabilità, esperti di ogni risma sempre in televisione fino alla definitiva affermazione di ogni teoria scientifica. Il potere mediatico pronto a fare da grancassa propagandistica, a spettacolarizzare fino all’inverosimile ogni sofferenza, ogni opinione. Immagini e storie di vivi e morti, impaginati e visibili ad ogni ora, descritti con l’apoteosi del dettaglio, fino all’anestesia totale del segno e dei significati. Il pensiero critico spento o addomesticato dalla falsa contrapposizione tra due idiozie fanatiche, quella dell’allarmismo fanatico e quello della negazione irreale. Jean Braudillard nel 2003, scrisse “Power Inferno” con riferimento all’attentato delle Torri Gemelle e alle forme di terrorismo simbolico. Qui ed ora siamo allo spettacolo della malattia, ad uso e consumo del cittadino-lettore-spettatore con la ripetizione compulsiva del clic. La realtà viene sospesa e accantonata a seconda del messaggio politico da far passare.

Il nemico virus richiede quelle qualità che forse storicamente difettano all’Italia smarrita e impaurita, fragile in tutte le componenti sanitarie, economiche e sociali, che sembra applicare il fatalismo cosciente alla realtà.

Nella partita col covid-19 ci sono calciatori di primo livello e mediocri spacciati per fuoriclasse e troppa tifoseria velleitaria osannante o irridente, a seconda di dove soffia il vento delle rivalità.

Nella mancanza di coraggio, di scelte mirate anche se impopolari, nel gioco dei divieti e delle concessioni disegnati con la tavolozza dei tre colori, giallo, arancione e rosso, vince proprio l’ultimo, quello della vergogna di chi guida una nazione che ha esaurito orgoglio e sopportazione in primavera, quando era stato chiesto uno sforzo enorme in cambio della fine di qualcosa che nessuno poteva nÃĐ promettere nÃĐ assicurare.

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