In questi tempi difficili, dove si accende lo scontro tra “esperti”, torna alla ribalta il tema del rapporto tra competenza tecnica e sapere politico. Il problema non puÃē essere descritto con semplificazioni. Mettiamo da parte la dura realtà, il livello rasoterra di buona parte della classe dirigente e riportiamo la discussione nella giusta direzione.

Aristotele, Weber, Schmitt, Pareto e altri pensatori, nelle loro elaborazioni teoriche hanno sempre precisato come la politica abbia il compito di prendere decisioni di carattere generale sugli obiettivi e i valori della comunità. La competenza tecnica ÃĻ richiesta per questioni particolari, dove ÃĻ richiesta l’applicazione di un sapere specifico, mentre tempi, modi spettano alla politica che per definizione non puÃē essere imbrigliata in una conoscenza tecnica perchÃĐ attinge a quello che Max Weber definÃŽ il politeismo dei valori.

A partire dal Diciottesimo secolo, con l’accrescersi dei diritti e della rappresentanza degli interessi particolari e con il rapido processo di innovazione e industrializzazione, la politica si ÃĻ mossa su due livelli: da una parte le decisioni prese dai governanti e dall’altro lo sviluppo di una burocrazia neutrale con il compito di tradurre in pratica l’indirizzo politico. I burocrati, infatti, non scelgono, ma applicano il proprio sapere indipendentemente da quale sia la decisione della politica, non possono e non dovrebbero, anche se a volte lo fanno, oltrepassare quel limite. Come ha spiegato Pareto, la tecnica elimina forse il problema della competenza, ma non quello della decisione a carattere generale e della rappresentanza di interessi.

La politica ÃĻ il regno della decisione, mentre la burocrazia ÃĻ il dominio della competenza. Le decisioni generali prese da governo e parlamento vengono tradotte dalla burocrazia in norme di dettaglio che riguardano gli interessi in gioco.

Il politico deve scegliere l’orizzonte della società, indicare la direzione, ordinare valori e preferenze. La tecnica ÃĻ neutrale, si nutre di dettagli e specializzazioni, la politica pensa alla dimensione piÃđ vasta. Tecnici e politici non sono assimilabili, le continue sovrapposizioni dei ruoli, sono causa di decadimento della funzione politica.

L’epistocrazia, il governo dei sapienti, ÃĻ un’utopia affascinante originata dal “governo dei filosofi” di Platone o nelle visioni della Nuova Atlantide di Francis Bacon. Portare la decisione politica all’interno di una dimensione tecnocratica significa depotenziarla, si riduce il potere di controllo e si rischia di formare classi dirigenti sempre piÃđ tentate ad imporre una pedagogia massificante.