BENEVENTO. Per evitare che la memoria “svanisca” rapidamente, abbiamo deciso di pubblicare i fatti contestati ai principali imputati, cominciando dal sindaco.
 
Scrivere di questa indagine nel suo complesso potrebbe ai più apparire fuorviante. Un’accozzaglia di informazioni riassunte, servirebbe solo a confondere le poche certezze che il cittadino beneventano ha al riguardo: il Sindaco, vari ex assessori, amministratori e dirigenti del Comune sono stati arrestati nell’ambito di un’inchiesta. 
Si, sono stati arrestati come si evince dalle 63 pagine dell’ordinanza, ma…PER QUALI REATI? Sui giornali sono apparsi stralci dei documenti giudiziari, ma ci sembra che i fatti contestati non siano stati approfonditi. In più occasioni, agli indagati è stata giustamente concessa un’intervista, in attesa del processo per dare la propria versione dei fatti. E’ opportuno che questi fatti siano riportati. Dunque, per avere il quadro generale bisogna esaminare singolarmente tutte le posizioni degli indagati. E da chi iniziare se non dal Sindaco di Benevento? Per Fausto Pepe ci sono sei capi d’imputazione. 
 
Nell’ordinanza si legge che è stato sottoposto ad obbligo di dimora in un Comune diverso da Benevento.Ma perché? Di cosa è accusato? Vediamolo. 

Tralasciando gli articoli del codice la dicitura è la seguente: “perché in concorso tra loro e con persone non identificati, quali pubblici ufficiali, per compiere o aver compiuto atti contrari ai doveri di ufficio, ricevevano per se e per altri denaro ed altre utilità”.  
In particolare: “mentre erano in corso i lavori dell’appalto relativo al rifacimento dei marciapiedi in c.da Pacevecchia, operai di Salvatore Maggio, su richiesta di Mario Siciliano sono intervenuti presso l’abitazione del sindaco Pepe ove hanno realizzato lavori senza corrispettivo”.
Questo è il capo di accusa meno grave anche se l’ordinanza non specifica di che lavori si tratti. Mi sa che visto che ho un rubinetto che perde da un anno e sto aspettando che un idraulico si impietosisca nell’aggiustarlo mi conviene candidarmi alle prossime elezioni comunali. Se divento sindaco magari me lo faccio aggiustare anche pagando.


La seconda imputazione per il Sindaco Pepe è corruzione elettorale.

Perché in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi, per ottenere il Pepe ed il Damiano il voto elettorale, promettevano e davano utilità”. In particolare, intrattenenevano “rapporti particolari” con la cooperativa San Valentino.

La terza imputazione è concussione elettorale.

Perché in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi, usavano minacce contro i sotto indicati elettori per costringerli a votare in favore delle loro candidature”. Ma non finisce qui anche se riassumiamo il più possibile il nome del sindaco ci appare in quasi tutti gli atti sempre affiancato, all’epoca, dal fidato assessore Aldo Damiano.

La quarta imputazione è abuso d’ufficio.

Perché nella veste di pubblici ufficiali e di incaricati di un pubblico servizio al fine di procurare a se stessi e ad altri un ingiusto profitto ai danni del Comune di Benevento e della regione Campania in concorso con altre persone, in violazione di norme di legge e regolamentazione vigente.”

La quinta è truffa in relazione agli appalti.

Perché in concorso tra loro con artifizi e raggiri hanno indotto il Comune di Benevento e la Regione Campania in errore procurando a se stessi e ad altri ingiusti profitti in danno dei predetti Enti Pubblici. In particolare: truffa in relazione ai servizi svolti dalla San Valentino presso il parco archeologico Cellarulo. Truffa relativa all’appalto concernente il Parco Archeologico e del verde di Cellarulo”.

La sesta è falsità nei vari appalti succedutesi nel corso degli anni.


GERONIMO