Raccontarvi Benevento: questo è, da sempre lo scopo di questo giornale.

A modo mio, certo, che è un modo che può piacere o meno, ma comunque è un modo diverso dagli schemi soliti di una città immobile e immobilizzata come Benevento.

E adesso voglio raccontarvi una storia…una storia paradossale, che da l’esatta idea di ciò che è diventata la nostra città.

Siete in tanti a conoscere l’operazione Santi Quaranta, iniziata due anni fa e portata avanti con costanza e sacrifici, il recupero di uno spazio di mezzo ettaro su 3 livelli abbandonato da anni.

Nell’ottica di una città più vivibile è  solo il primo passo di un’idea di città diversa da quella normale.

Poi a maggio di quest’anno il secondo passo:la ripulitura del campanile di Santa Sofia.

Da anni le polemiche sulla “bomba ecologica” al suo interno, senza che nessuno facesse nulla, mi facevano incazzare ogni giorno di più.

In zona Unesco, nessuno se ne importava di quel vecchio campanile, ricostruito nel  1700 lontano dalla chiesa (cosi in caso di terremoto non sarebbe caduto sulla chiesa stessa). Comune, curia, prefettura…

In un rimpallo di responsabilità, di competenze, che aveva portato al degrado e all’abbandono di quel “monumento”.

Vero è che storicamente è stato sempre disprezzato, se un sindaco nel 1926 voleva addirittura abbatterlo.

Ma da qui a dimenticarsene proprio,ce ne vuole…

E qui entra in scena il solito “pazzo”, il sottoscritto, non uniformato, non catalogabile, non comprabile e non vendibile:ripulire l’interno del campanile da solo, con l’aiuto economico della società di un amico –JEAN PIERRE EL KOZEH, con la sua Mediart di Roma-e con l’aiuto burocratico dell’Assessorato alla Cultura, con Oberdan Picucci e l’Avvocato Catalano in prima linea.

Di contro, i “soloni” di questa città, capaci solo di invidie e critiche e di parlare senza fare nulla di concreto.

In 5 giorni, soli 5 giorni, per 5 ore ogni giorno, il sottoscritto ha riempito circa 150 buste di inerti, per diverse tonnellate (almeno 3) di materiale, che, di fatto, impedivano l’accesso e i movimenti all’interno dello stesso campanile.

Naturalmente l’evento, in questa città eccezionale ma normale per il sottoscritto, era stato ampiamente pubblicizzato…quindi, chi aveva qualcosa da ridire, avrebbe avuto tutto il tempo di bloccare l’operazione.

Ma cosi non è stato e solo l’ultimo giorno è arrivata la diffida al Comune, girata al presidente dell’associazione Sannio Report, cioè a me, di ripulire il campanile.

Bello no? Mi è stato vietato di ripulire il campanile già ripulito.

Ma la motivazione?

Beh, la Prefettura fa sapere che il campanile appartiene al FEC (fondo edifici di culto), quindi al Ministero dell’Interno, quindi deve essere da essa gestito, dalla Prefettura e dal concessionario, la Curia di Benevento,  alla quale anni fa era stato affidato e che avrebbe avuto l’obbligo di ripulirlo.

Ed infatti due lettere di sollecito, in diversi anni, erano state mandate dalla Prefettura alla Curia, con questa intimazione, ma la Curia non ha mai risposto.

E perché non si è proceduto in danno del concessionario, per levare lo schifo che c’era li dentro? Perché si è volutamente ignorato un  reale pericolo per la salute pubblica e per la stessa struttura?

Ah si, perché mi ero dimenticato di dire che nella parte sottostante la cupola del campanile c’è un pavimento a volta dove, con mio immenso stupore, quando ci sono entrato (con molte difficoltà), ho trovato centinaia di chili di inerti che sicuramente potevano minare anche la stabilità della struttura (prontamente e velocemente tolti).

Fin qui la storia…

Ma la storia non finisce qui perché il sottoscritto, al contrario di quel che pensano i detrattori, non fa nulla a caso e si prepara sempre, sia per eventuali problemi, sia per eventuali attacchi.

L’azione era stata programmata per bene con l’Assessorato alla Cultura, dato che disponevo di un atto notarile, copia conforme all’originale, ritirato a spese della  mia associazione presso l’archivio notarile, dove si leggeva (e lo dichiarava il sindaco di Benevento dell’epoca, Isernia) che il campanile di Santa Sofia era di proprietà comunale.

Questo documento è importantissimo, perché viene adibito il chiostro di Santa Sofia per farci un  orfanotrofio (cosa che si fece) intitolato a Vittorio Emanuele III ed ha valore legale più di qualsiasi atto che potrebbe uscire fuori dagli archivi storici.

Tanto è vero che, fatte le copie dell’originale, le stesse sono state distribuite al Sindaco, all’Assessore alla Cultura, alla stessa Prefettura, a vari studiosi.

E volete sapere cosa sta accadendo? Che il comune di Benevento ha avviato, d’urgenza, la procedura di acquisizione presso il Ministero dell’Interno del campanile di Santa Sofia, che non è un campanile…ma una torre civica.

E come tale appartiene a tutta la città e a tutti i cittadini, e come tale nessuno dovrà e potrà più lasciarla a se stessa, abbandonata e nelle condizioni in cui l’ho trovata.

Può un’associazione composta di pazzi fare tutto questo? Si lo può fare…

E se qualcuno pensa che sia finita qui, si sbaglia di grosso, a settembre si parte con il terzo progetto, e poi ci sarà il quarto, il quinto…

Sannio Report (giornale e associazione) parla e fa, altri parlano solo…e tra l’altro lo fanno anche male.

Felice Presta