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Il teatro da sempre accompagna la storia dell’uomo e da sempre autori e interpreti utilizzano la loro arte come strumento di denuncia politica, sociale, morale e storica, e Benevento che da anni accoglie uno dei Festival Teatrali più prestigiosi del nostro paese, non poteva certo mancare all’appuntamento. Per due anni di seguito infatti, quale luogo per gli incontri della rassegna “Raccontami Benevento” è stato scelto il “Cimitero dei Morticelli”.
Vi è mai capitato di sentirne parlare? Beh, a me si e girovagando nei pressi del Teatro Romano può capitare d’imbattersi nella piazzetta dei “Morticelli”, poco distante dalla scuola San Filippo Neri, dove tra una casa in distruzione e un’altra da poco ristrutturata si scorgono i pannelli del “Fai” (Fondo Ambiente Italiano – a cui per dieci anni è affidato il recupero della struttura), poggianti su strutture metalliche che indicano e delimitano l’area di accesso alla piccola Chiesa di San Lupo, quanto resta cioè di quella che un tempo era un’antica Abbazia Benedettina, poi cimitero dei bambini, da cui il nome “Cimitero dei Morticelli”.
In mezzo alla piazzetta si eleva un’esile colonna di granito grigio, sormontata da una croce, a ricordo dalla sacralità del luogo oggi quasi sconosciuto alla maggior parte dei beneventani. 10419800_682037418529927_136801692_n
Ciò che resta della Chiesa di S. Lupo è la facciata con un cancello che chiude il luogo sacro, ma non limita ai curiosi la possibilità di scorgere all’interno, subito dopo l’ingresso, una vasta area a cielo aperto di cui sarebbe difficile l’interpretazione, se non avessimo scarne notizie storiche a riguardo.
Nell’anno 837 d.C. venne qui fondato un grande Monastero Benedettino con la Chiesa intitolata a S. Lupo e Zosimo. Caduta in disuso durante il XVI sec., la struttura fu adibita a spazio dove seppellire i bambini, anche morti prematuramente, e perciò detto Cimitero dei Morticelli. L’area fu oggetto poi dei bombardamenti che colpirono la città durante la seconda guerra mondiale e che negli anni ’60 ha portato all’abbattimento della Chiesa e del Cimitero e la relativa traslazione dei corpi nel Cimitero comunale. Oggi non restano che poche strutture murarie a ricordo di un passato che forse in questi giorni sta tornando alla luce, visto che l’area sembra interessata da indagini archeologiche, come sembrano mostrare “gli strumenti degli addetti ai lavori” , che speriamo portino ben presto ad una maggiore conoscenza del sito, alla scoperta di entusiasmanti verità e soprattutto ad una sua futura fruibilità. Si, perché ciò che ci rincuora, nonostante lo stato di abbandono in cui per anni ha vessato l’Abbazia è che, dopo questa fase di studio che permetterà di far luce sui periodi e vicende storiche succedutesi all’interno del Cimitero, presto per questo “sito” si trovi una più giusta collocazione all’interno della vita cittadina, come d’altra parte si è tentato di fare, destinando lo stesso a luogo per brevi appuntamenti teatrali durante le ultime due stagioni di Benevento Città Spettacolo.
Ci auguriamo pertanto di sentire, a breve tempo, correre voce sull’apertura di un nuovo (anche se vecchio) sito archeologico, destinato alla conoscenza degli addetti ai lavori, alla città e ai suoi turisti.

Afrodite del Sannio